Te ne stai lì. Comodo come non mai, nella tua zona di comfort che, scoprirai, di confortevole ha ben poco. Relazioni insapori, futuri incolori, lavori stantii e giornate ovattate.
E la fatidica domanda non te la fai mai. Sono felice? E nemmeno le sue varianti meno definitive ma che ugualmente vanno a solleticare un nervo scoperto: sono dove voglio essere? Era questo ciò che mi ero augurato di diventare?
Tutte domande buone fintanto che le poniamo agli altri, ma quando si tratta di porle alla nostra immagine riflessa nello specchio, la parola ci muore in gola. Formulare questi interrogativi, prima ancora che trovarvi una risposta, significherebbe avere già un piede fuori dalla comfort zone. E invece no. Ti racconti che va bene così, che è normale così. Sicurezza, solidità e concretezza hanno un sapore rassicurante. Nulla si rischia e nulla si perde.
Male che vada avrò qualche rimpianto lasciato qua e là…che sarà mai! Sarà che poi i bisogni arrivano inesorabili a bussare alla porta della nostra coscienza e tutto ciò che fino a un minuto prima ci sembrava confortevole e rassicurante si trasforma in una catena, certamente sicura come appiglio, ma pur sempre una catena che sottrae libertà al movimento.
Si dice che la vita inizia appena al di là della propria zona di comfort. Che in sé e per sé è un non luogo, ma che assume un significato drammatico e decisivo nella narrazione di ciascuno di noi. Uscire dalla propria zona di comfort significa per qualcuno guidare fino al supermercato, per qualcun altro rinunciare a un lavoro ben pagato per tuffarsi nel ben più incerto universo dell’imprenditorialità. Per altri significa uscire da una relazione lunga anni, per altri iniziare a praticare paracadutismo o guardare un film dell’orrore.
In comune c’è la volontà di fare un passo oltre le certezze, affacciarsi all’ignoto e affidarsi alla curiosità che è il vero propulsore di qualsiasi esploratore. Il rischio c’è, eccome! Così come c’è nel permanere nella cara vecchia zona di comfort. Sliding doors. Se mi muovo rischio di perdere la sicurezza, se sto fermo rischio di perdere un’occasione. Et voilà…il rischio c’è sempre, nel fare così come nel non fare.
E allora proviamo a non accontentarci, a pretendere e a concederci di desiderare qualcosa in più. Comunque vada incamminarsi sul sentiero che esce dal campo del noto, è già di per se’ una conquista perché ci pone a confronto con una nuova versione di noi stessi, una versione che non conoscevamo o che frequentavamo di rado. Ci interfacceremo con la paura nel nuovo, con l’apprendimento di ciò che non conoscevamo di noi stessi e del mondo e, infine, con la crescita personale.
Uscire dalla zona di comfort non è un percorso in discesa, anzi, è una salita bella ripida, ma dall’alto il panorama è bellissimo.