Oggi ho varcato il cancello dell’Ospedale Militare di Milano. Sono passata attraverso diversi checkpoint costituiti da tendoni militari. Poi, a gruppi di 4 ci hanno fatti entrare nell’edificio ospedaliero e lì, dopo pochi minuti, è successo quello che aspettavo/aspettavamo da tanto tempo: abbiamo ricevuto la prima dose del vaccino anti-covid.
Superata la situazione, parecchio surreale, e il timore dell’iniezione, ho sentito l’impulso di scattarmi un selfie, col braccio incerottato ben in mostra. E mi sono chiesta come mai questa sia stata la prima cosa che mi è venuta in mente di fare.
Non è esattamente la classica bella foto che uno scatta e pubblica sui social network per la qualità della luce, per il panorama che ti toglie il fiato o per far vedere quanto ci si sta divertendo con gli amici. Eppure è una foto che la sua bellezza penso ce l’abbia. Perchè non ha una bella luce ma fa vedere uno spiraglio di luce. Non mostra un panorama ma fa guardare oltre le mura di casa. E no, non mostra né gli amici né il divertimento, ma la promessa e la speranza che tutto questo possa tornare.
Non ho pubblicato questo scatto per vanità né per spavalderia o per dire “io sì e voi no”, ma per condividere la sensazione che finalmente qualcosa si sta muovendo. Che qualche passo lo stiamo compiendo e c’è la voglia e la possibilità di dare una nuova piega a questa brutta storia. Sensazioni che ho percepito attraverso la mascherina di tutti i medici e del personale ospedaliero, così come delle persone che erano lì con la loro tessera sanitaria orgogliosamente in mano. Con la consapevolezza di non fare solo qualcosa per sé ma anche un pezzettino per gli altri.
Mi piace il movimento. Oggi l’ho visto e l’ho immortalato.